Memorie di un criminologo

Memorie di un criminologo

 

di Paola Raffaella Canziani

Parola a parola

Muro a muro

Edmond Jabès

E’ forse possibile una scelta diversa ?

Adolfo Ceretti, criminologo e docente universitario, che non crede al comportamento violento come esito deterministico e inevitabile di una malattia mentale o di un particolare ambiente socio – familiare , ha deciso di contrapporre l’ascolto e la parola alla costruzione di ipotesi teoriche non verificate con il cuore e con l’anima .

Un criminologo sui generis che al sensazionalismo della cronaca preferisce l’analisi e la comprensione : “Ogni legame implica una reciprocità, uno sporgersi verso l’altro; e tuttavia ciò richiama il dispositivo del dono, trovandovi un riferimento simbolico. Il dono a sua volta non prevede un agire orientato da logiche acquisitive , ma un atto di fiducia nella possibilità di costruire forme di affidamento. “ ( Il diavolo mi accarezza i capelli, di Adolfo Ceretti , con Niccolò Nisivoccia, Il Saggiatore, Milano, 2020 ) .

Non vi è dubbio che affrontare il lato oscuro del crimine con una modalità così aperta e disponibile all’incontro, anche di fronte all’efferatezza e alla crudeltà , non giudicando ma cercando di comprendere, senza per questo eliminare l’antigiuridicità dell’atto, rappresenta uno sforzo indiscutibile a livello personale .

La particolarità di questo libro è proprio legata all’intimo e privato tormento di Ceretti che dà il segno del suo includersi nella relazione con il perpetratore .

L’intreccio tra vita e lavoro non poteva essere meglio descritto, con la scansione dei passaggi dell’età e delle esperienze . Pur avendo trattato vicende molto note, sommariamente citate, lo spirito del libro appare slegato dalla casistica per indirizzare il lettore verso interpretazioni più elevate e universali . Il ruolo della vittima, ancora adesso poco considerato dal nostro ordinamento, la mediazione in ambito penale , la giustizia riparativa esprimono non solo concetti e teorie dello studioso ma esperienze vissute in prima persona , con tutto il loro peso e la loro gioia .

L’essenza della mediazione risiede qui in una variazione dello spazio relazionale tra le persone che consenta loro di porsi e di percepirsi, vicendevolmente, come altri possibili, scoprendo un nuovo linguaggio significante per entrambi. “

Estrapolando questo concetto dal contesto criminologico, non lo si può ritenere universalmente valido per ogni relazione umana?

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